"Le nostre pellicce sono richiestissime in Inghilterra.
Non riusciamo ad uccidere abbastanza...siamo molto contenti!"
Seduti nel ristorante più alla moda, nella città dov’è cresciuto seguendo il padre allevatore, l’uomo conosciuto come Re dei conigli di Jiangsu, solleva un bicchiere di vino di riso proponendo un brindisi per tutti gli amanti delle pellicce che l’hanno aiutato a guadagnare quella fortuna. “Ai miei amici in Inghilterra” esclama sorridendo.
L’anno scorso sono stati uccisi un milione di conigli nell’allevamento Tan Jiyou's a Guanhu Town nella provincia di Jiangsu in Cina orientale; il più grande allevamento del paese, nel suo genere. Quest’anno prevede di assassinare circa due milioni di animali, mentre i suoi dipendenti faticano a tenere la mattanza al passo con la domanda dell’industria della moda. Nelle due ore di pausa pranzo che si concede il signor Tan, altri 600 conigli sono stati macellati e spellati nel suo allevamento a circa due chilometri di distanza; abbastanza pellicce per produrre inserti e bordature di 50 giacche da donna.
“Le nostre pellicce vanno dappertutto, ma in particolare c’è una grossa domanda in Inghilterra e Russia”, dice il signor Tan mentre s’abbuffa su una zuppa di coniglio al vapore, non certo una rarità a Guanthu grazie alla sua attività. “Non riusciamo a soddisfare la domanda. Siamo molto contenti di questo”.
Se compri una giacca con inserti di pelliccia in Gran Bretagna, dove la domanda di pellicce è triplicata negli ultimi tre anni, c’è buona probabilità che arrivi dall’allevamento di Tan. Non ci sono allevamenti in Gran Bretagna, grazie alle leggi in vigore dal 2003, ma non ci sono restrizioni all’importazione, a meno che si tratti di specie in pericolo. Le pellicce passano tranquillamente attraverso la dogana. Questo vale anche per le pellicce di cane e gatto.
Tre quarti degli abiti con inserti in pelliccia venduti in Europa hanno pelliccia che viene dalla Cina e il piccolo ma energico signor Tan ha un ruolo di primo piano in questo mercato.
L a vera origine della pelliccia tuttavia viene sempre nascosta. Per esempio una rifinitura di pelliccia fatta in Italia, verrà contraddistinta dall’etichetta ‘Made in Italy’, anche se la materia prima arriva da 5.000 miglia di distanza, dagli allevamenti cinesi privi di qualsiasi regolamentazione.
I conigli dell’allevamento Tan vengono al mondo a centinaia di migliaia per vivere infelici prima di essere macellati per soddisfare i mercanti di pellicce occidentali e quelli di carne cinesi e giapponesi. Vivono ammassati nelle gabbie senza luce, senza neppure lo spazio per girarsi su se stessi, in sei file sovrapposte, dentro capanni di cemento con il tetto metallico. A tre sei mesi d’età vengono appesi per le gambe su un nastro che li trasporta dove le lavoratrici li afferrano per le orecchie e con un colpo deciso di grosse cesoie gli tagliano la testa. I conigli scalciano e si dimenano per alcuni secondi dopo la decapitazione e vengono spellati al passaggio successivo, poco più in basso, dove li aspetta un secondo lavoratore.
Vicino al mattatoio il signor Tan si è fatto dipingere un gigantesco murale di conigli che giocano liberi nei campi in un ambientazione idilliaca con una pagoda su un lago.
La fiorente economia mondiale cinese, ha fatto enormi guadagni sull’esplosione della domanda di inserti di pellicce di coniglio e di stivali come quelli indossati dalla fidanzata di Wayne Rooney, Coleen McLoughlin – e imprenditori determinati come Tan stanno facendo enormi guadagni.
Sette anni dopo aver smesso di lavorare in un’azienda statale, approfittando delle agevolazioni del governo cinese comunista, per rilanciare l’industria della pelliccia rurale, il Re dei Conigli è ben più ricco di quanto si era mai sognato.
In una citta con 50.000 abitanti dove la maggior parte delle persone si muove ancora in bicicletta e dove un contadino guadagna 250 sterline inglesi all’anno, Mr Tan guida una nuova Audi A6, con mega impianto stereo da cui esce musica pop giapponese, indossa abiti firmati e l’anno prossimo manderà suo figlio al college in Gran Bretagna.
Mr Tan – dentro le sue luccicanti scarpe di cuoio nero con l’emblema del coniglio di Playboy – insiste sul fatto di aver distribuito generosamente le sue fortune. Il 60 per cento dei conigli uccisi nella sua azienda sono allevati per sostenere economicamente povere famiglie locali, come quella in cui è cresciuto lui.
Ogni giorno, dozzine di motocarrozze e camion carichi di casse con i coniglietti ammassati arrivano alla fattoria di mr Tan: gli animali frastornati emettono gridi di dolore e lottano scalciando per un po’ d’aria. I lavoratori di mr Tan stanno ritti con le loro bilance ad arraffare qualche centesimo per ogni animale. 'E’ molto più conveniente per loro', chè guadagnano di più con i conigli che dal lavoro dei campi”, dice mr Tan.
Indicando l’affollata strada principale, riempita dai rumori delle moto e delle macchine giapponesi, il quarantatreenne signor Tan dice: 'Dieci anni fa non c’era nulla qui. Era un povero villaggio di contadini e biciclette. Oggi siamo una città ricca'.
La moglie di un allevatore che ha appena portato a Guanhu una cassa piena di conigli da vendere dice: 'Dieci anni fa si uccidevano i conigli solo per la carne e gli unici che si vedevano erano quelli selvatici nei campi'.
“Oggi sono tutti in gabbia e gli allevatori li vendono per la loro pelliccia. Tutti lo fanno. La Cina ha la più alta concentrazione antropica del mondo, presto avrà anche la più alta popolazione di conigli”.
E’ un modello che si è ripetuto dalla Cina orientale a quella settentrionale, dove migliaia di allevamenti da pelliccia sono comparsi nell’ultimo decennio, grazie a un’iniziativa attentamente orchestrata dal governo, per sfruttare il rilancio delle pellicce in Occidente.
Il Partito Comunista, che vede nel fermento delle campagne la più grande minaccia ai suoi 56 anni di soffocante strapotere, brama d’arricchire quelle zone povere gettandosi sul lucroso mercato della pelliccia, dominato un tempo dal Nord Europa e dalla Russia.
Nello stesso modo in cui si imposta sul mercato degli inserti, la Cina sta strangolando il mercato della pelliccia, sconfiggendo i suoi concorrenti con una invincibile combinazione di manodopera a basso costo, generosi aiuti governativi e assenza di regole.
Fingendomi mercante di pellicce, ho visitato allevamenti, aziende e mercati, per scoprire lo sviluppo di un commercio assai efficiente, che coinvolge milioni di allevatori dall’est al nord della Cina. Sono scene deprimenti che ne' gli acquirenti delle case di moda, ne' le aziende produttrici di inserti in pelliccia per il mercato inglese vedranno mai.
Le pellicce cinesi vengono comprate di solito attraverso agenti commerciali con sede a Hong Kong, migliaia di chilometri lontano da dove gli animali sono stati macellati.
I conigli sono solo una piccola parte di quella rivoluzione delle pellicce che sta soffiando in Cina. L’allevamento di volpi, visoni, procioni e gatti selvatici sta offrendo una nuova via d’uscita dalla povertà ai contadini, in una nazione di 1,3 miliardi di abitanti.
Nelle fattorie sparse per la triste zona industriale di Linyi nella provincia di Shandong, i contadini dividono il loro tempo fra tirare l’aratro a mano, preparare i campi e allevare visoni, volpi e procioni per la pelliccia.
Un contadino mi mostra fiero come negli ultimi due anni è riuscito a trasformare un appezzamento di nessun valore intorno alla sua fattoria, in una città di gabbie dove ha rinchiuso volpi e procioni. Le volpi madri sono prigioniere in gabbie putriscenti con i piccoli della cucciolata, nutriti due volte al giorno con una sbobba grigia. Li vicino, procioni e volpi argentate mostrano segni di grave stress, sbattendo la testa ripetutamente contro le sbarre delle gabbie in cui sono nate e in cui vivranno fino all’età di circa quattro mesi, quando verranno uccise per la loro pelliccia. Dentro a una gabbia all’angolo dell’appezzamento, una giovane madre volpe sta in atteggiamento protettivo davanti al corpo senza vita di un cucciolo di un mese, le zampe coperte di mosche penzolano dalla gabbia.
La pelliccia degli animali di questo allevamento viene portata alla Cuiwang Fur Company, alla periferia di Linyi. Qui ogni giorno vengono lavorate fino a mille pellicce, prima di essere portate al mercato di Chongfu, a un giorno di viaggio, vicino a Shanghai.
Il signor Ma Hongtu, direttore dell’impianto di processamento dove le pellicce sono trattate chimicamente, dice: ”Non vediamo mai i clienti. Le pellicce arrivano ai mercati dove i commercianti le comprano all’ingrosso, poi non sappiamo dove finiscono, a parte che molte vanno in Europa e Giappone”.
“Non abbiamo mai visto occidentali da queste parti, tu sei stato il primo ad arrivare. Qualche volta arriva qualche rappresentante. L’anno scorso è arrivato un cliente, per conto di qualcuno in Inghilterra e ha comprato 10.000 pellicce di coniglio in una volta.
Il cuore pulsante del nuovo mercato delle pellicce cinese è Chongfu, una città mercato con 100.000 abitanti a 100 miglia da Shanghai – dove un mercato all’ingrosso di pellicce è stato inaugurato quattro anni fa. Oggi che è il più grosso mercato di pellicce cinese, con un giro d’affari solo l’anno scorso da 130 milioni di sterline, Chongfu ha vissuto il suo boom economico assieme a centinaia di fabbriche di guarnimenti, specializzate in inserti in pelliccia sorte li vicino; oggi si fa chiamare Mondo della Pelliccia Cinese.
Più di 500 commercianti, alcuni viaggiano più di 1250 miglia per vendere le loro pellicce, espongono migliaia e migliaia di pellicce di animali allevati in cattività. Nelle strade che conducono al mercato, motocarrozze e camion s’incrociano avanti e indietro fra centinaia di pellicce di volpe, procione e coniglio stese ad essicare al sole.
Nonostante i quaranta e passa gradi dell’estate, insegne giganti con immagini di bionde donne occidentali avvolte nella pelliccia davanti ad un finto sfondo alpino, indicano il mercato lungo la strada polverosa.
Reggendo la pelliccia di una volpe grigia, del tipo usato da Jennifer Lopez nella sua contestata collezione, il grossista Wu Zhenyu (55), proveniente da Liaoning nella gelida Cina settentrionale, dice: “Aspettiamo il momento più freddo dell’inverno per uccidere le volpi, quando la pelliccia è più spessa. Quando li uccidi, la cosa più importante è non rovinare la pelliccia. Alcuni allevatori usano l’elettrocuzione, ma molti altri bastonano fino alla morte le volpi con un pezzo di bambù”. Gli chiediamo se ritiene crudele uccidere le volpi a bastonate, ride, alza le spalle e aggiunge ‘La gente si ammazza tutti i giorni. Questo non è crudele?’.
I prezzi qui contrastano enormemente con quelli sui cartellini di giacche e pellicce nelle boutiques occidentali. Per 500 yuan (circa 34 sterline/47euro) puoi comprare una pelliccia intera di volpe. La pelliccia di un felide maculato vale 260 yuan (17 sterline) mentre la pelliccia di un coniglio costa 18 yuan (1,20 sterlina).
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Comprare pelliccia di coniglio ha effetti ancor più inquietanti, visto che la maggior parte delle pellicce in commercio arriva da luoghi inaccessibili della Cina. Li si annida una spregiudicata e orribilmente crudele industria di pellicce di cani e gatti, che prima di essere esportati in occidente vengono falsamente etichettati come ‘conigli’, dice Andrew Baker.
Senza i costosi test del DNA, è praticamente impossibile sapere esattamente quale animale si indossa se si sceglie di comprare una pelliccia. Se tieni veramente agli animali e vuoi essere sicuro di non prendere una pelliccia che viene dagli allevamenti cinesi, l’unica cosa da fare è di comprare qualcosa senza inserti di pelliccia.
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Intanto, il Re dei Conigli di Jiangsu non si cura affatto di queste considerazioni. Si preoccupa di ottimizzare la produzione e di come uccidere e spellare abbastanza conigli per soddisfare la domanda di un mercato sempre più competitivo.
‘Tutti vogliono i miei conigli’, dice sospirando mentre pensa a come organizzare la logistica per raddoppiare la produzione . ‘E’ così difficile stare al passo.’
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